Trasformarsi in alberi dopo la morte

Ricordare i propri cari non più attraverso la sua lapide ma davanti ad un albero. Lo scopo originario che da sempre ha avuto la sepoltura e la lapide nella cultura occidentale è quello di lasciare una traccia tangibile dell'esistenza di una persona, una memoria per chi resta. La domanda è: può un albero sostituire la funzione commemorativa di una lapide? Funzione svolta naturalmente dagli elementi che la costituiscono come la presenza di una foto in porcellana della persona cara, nome, cognome e date di nascita e morte (realizzate con caratteri in bronzo oppure incise) ed eventualmente una dedica, un pensiero, un epitaffio, una decorazione in bronzo o porcellana, come pure una lampada votiva ed un vaso portafiori.

Ma se guardiamo al nord Europa, soprattutto nel Regno Unito, le sepolture ecologiche riscuotono da lungo tempo un grande successo; per i sostenitori di questo approccio le aree destinate ai cimiteri "verdi" coniugano la grande rilevanza che assumono i boschi nella cultura di quelle popolazioni con l’esigenza - molto più sentita che da noi – della sostenibilità ambientale.

Negli ultimi anni, l’idea sta iniziando a riscuotere un certo successo anche in Italia. Per sensibilizzare il tema delle eco-sepolture, delle urne cinerarie ecologiche, alcune cooperative e associazioni di promozione sociale hanno messo in atto delle inziative coinvolgendo anche gli enti di appartenenza; ad esempio, nel Comune di Martina-Urbe (SV), è partita l'iniziativa “Boschivivi”, il primo servizio di interramento delle ceneri in un’area boschiva; e, nel Comune di Bologna, “Diventare alberi”, un’area verde dove unire le ceneri di cremazione delle persone e degli animali d’affezione con semi autoctoni, piante o alberi già esistenti.

Questa nuova filosofia di pensiero è accompagnata da tutta una serie di riflessioni: la prima afferisce al ripensamento della vita umana in chiave “biologica”, ipotizzando l’utilizzo di bare “alternative”che limitino al massimo il nostro impatto sull'ambiente anche dopo la morte; la seconda vuole far riscoprire l’intimo legame fra l’uomo e la natura, come parte integrante dell’unità del cosmo. Riprendendo le parole del presidente dell’associazione Trees, “la comunione con tutti gli elementi dell’universo porta a vivere l’esperienza della morte non come un distacco, bensì come una trasformazione, un momento di passaggio ad un diverso stato fisico ed interiore”.

In futuro, tali iniziative sembrano destinate a diffondersi in modo capillare tra tutte quelle realtà che condivideranno gli stessi valori: scelte di vita sostenibili, attenzione all’ambiente e alle tematiche sociali.

Ma è proprio vero che possiamo considerare tale scelta come una “trasformazione”, un momento di passaggio ? In realtà molti sono consapevoli che da un punto di vista biologico con la morte di una persona e con la cessazione delle funzioni vitali, l'essere, l'io, la coscienza, in altre parole tutto ciò che rappresenta la personalità, l'identità, il carattere ecc. di una persona si spegne, svanisce quindi non può trasformarsi in alcunché, non c'è alcun passaggio. Certamente i resti biologici possono fungere da concime all'albero che c'è sopra di loro ma è possibile considerare questo un “passaggio”? Se si tratta di una questione di sostenibilità ambientale ci possono essere altre soluzioni?

Vi lasciamo riflettere sulla questione richiamando alcuni versi che il poeta Marziale scriveva nel componimento funebre per la morte di Erotion, una bambina romana di cinque anni. E come se fosse una persona, si rivolgeva alla terra affinché non pesasse sul piccolo corpo:

“Una zolla non rigida copra le tenere membra, e su di lei,
terra, non essere pesante: lei non lo fu con te”